Il cuore dei melissesi


Sono passati più di quattro anni. L’ex sindaco Gino Murgi si commuove ancora. Era l’11 gennaio 2019, notte di pioggia e tramontana, quando un barcone di migranti curdi si incagliò a Torre Melissa. Echeggiavano in mare pianti, grida disperate. Buio pesto. Non si vedeva nulla.  C’erano donne, bambini, neonati. Accorsero Guardia Costiera, Croce Rossa, Protezione Civile, Carabinieri. E il paese intero. Per fortuna si trovò un pattino. A forza di remi raggiunsero il barcone. Buttarono le funi. Molti si aggrapparono. Altri annaspavano in mare, a 200 metri dalla riva. Intanto Raffaele, fratello del sindaco, aveva aperto il proprio residence. Acceso il riscaldamento. Preparato cibo, bevande calde. I melissesi portavano vestiti, coperte, giochi per i bambini. La più commovente catena di solidarietà umana si attivò in un lampo. Arrivò anche Carmelo Palmieri, nerboruto pescatore dal cuore di zucchero e mani come badili. “Sembrava l’Apocalisse. Non si capiva niente”. Una luce illuminò un poveretto lontano, tra le onde. Si buttò coi pantaloni. Lo raggiunse a nuoto che stava per mollare. Non aveva più le forze. E nemmeno Carmelo.  A riva il giovane curdo non smetteva più di piangere. Carmelo no. “Ero solo orgoglioso di aver salvato un uomo”.