Francesco Rossi era colto, intelligente, determinato. A diciannove anni aveva la laurea in legge. Di ideali giacobini, doveva però stare molto attento. Il governo borbonico era severissimo: pena di morte ai sobillatori. Così fuggì e arrivò in Francia. Iniziò come calzolaio poi, nel 1799, si arruolò nell’esercito di Napoleone, fino a conquistare i gradi di colonnello. Per alcuni anni Don Francesco offrì i servigi alla Francia poi la nostalgia per la patria lo riportò a Melissa. Napoleone lo congedò con una valigia piena di soldi e un orologio a pendolo d’oro. Col gruzzolo innalzò una gigantesca masseria e costruì palazzo Rossi, il più smisurato e sfarzoso del paese: il batacchio era d’oro. Don Francesco però non aveva considerato i briganti. Convocò due di loro, i capi. “Vi do tutto quello che chiedete ma risparmiate le mie proprietà”. “Don Francesco", gli dissero, “dormite tranquillo. Potete anche lasciare la porta aperta”.